La persecuzione antiebraica nel settore musicale

La persecuzione antiebraica nel settore musicale

AL CONSERVATORIO DOMENICO CIMAROSA DI AVELLINO LA CONFERENZA DI ANNALISA CAPRISTO

Venerdì 26 gennaio alle 17,30 presso l’istituto musicale irpino sarà ospite la studiosa Annalisa Capristo per fare luce su un aspetto della shoah meno conosciuto ma non meno importante.

A tutt’oggi non esiste una trattazione specificamente dedicata agli effetti delle leggi razziste del 1938 nel settore musicale, né si dispone di un elenco degli esponenti del mondo musicale e operistico italiano che furono colpiti dai provvedimenti antisemiti. Le notizie più complete che si hanno riguardano soprattutto alcuni compositori e musicisti all’epoca molto noti, alcuni cantanti e singole istituzioni musicali e liriche di cui è stata ricostruita la storia durante il Ventennio. Informazioni sparse su docenti di discipline musicali in licei, università e conservatori e su membri di accademie musicali si ricavano invece da pubblicazioni riguardanti le espulsioni dal settore educativo e culturale. In vista di uno studio complessivo sulle conseguenze della persecuzione antiebraica in ambito musicale, Annalisa Capristo sta compiendo una ricognizione delle fonti archivistiche e bibliografiche disponibili presso archivi e biblioteche (di istituzioni musicali, ma non solo) italiane e straniere.

L’evento, organizzato dalla responsabile della Biblioteca del Conservatorio, Tiziana Grande, si inserisce nelle celebrazioni della Giornata della Memoria che l’istituto ha sempre proposto agli studenti e al pubblico interessato. Nel 2016 fu addirittura il musicista Moni Ovadia a portare la sua testimonianza; nel 2015 fu realizzato uno spettacolo dal titolo Lager Music cui presero parte gli studenti, che nel corso dell’anno avevano conosciuto, studiato ed eseguito la musica composta da ebrei, omosessuali, comunisti e oppositori del regime internati nei lager nazisti.

A differenza di quanto si potrebbe immaginare, la musica fece parte integrante della vita e dell’organizzazione dei campi di concentramento e aiutò i numerosissimi musicisti rinchiusi a sopravvivere all’inferno quotidiano. L’esecuzione e la composizione della musica avveniva in condizioni paradossali: senza spartiti, senza fogli pentagrammati, senza strumenti musicali, con gli artisti che suonavano a memoria e componevano su pezzetti di carta o di stoffa, adattandosi ai pochi e malandati strumenti presenti; eppure sono migliaia le notizie documentate di concerti tenuti dai deportati per gli ufficiali delle SS, e migliaia i brani musicali scritti nei lager e sopravvissuti all’olocausto.

«L’intervento della dottoressa Capristo si baserà su studi da lei condotti su documenti di prima mano e non mancherà di fare luce su alcune zone d’ombra che ancora interessano la musicologia di quel periodo- spiega Tiziana Grande -. Ma il Conservatorio ha messo in programma per questi giorni anche due concerti dedicati all’argomento. La sera del 26 alle 20,30 andrà in scena Il sassofono, il jazz e la musica degenerata – Quando le armi erano puntate contro gli uomini con i sax e il 27, alla stessa ora,  una cantata scenica per voci ed ensemble strumentale curata da Giacomo Vitale, dal titolo Quando finisce la notte, su testi di Anna Frank e Primo Levi, per la regia di Giuseppe Sollazzo».

Annalisa Capristo è laureata in Filosofia, è stata borsista presso l’Istituto italiano per gli Studi Storici di Napoli, l’Accademia Nazionale dei Lincei e la Biblioteca Apostolica Vaticana. Dal 2000 è bibliotecaria presso il Centro Studi Americani di Roma. Si occupa da anni dei temi della persecuzione antiebraica fascista sul mondo culturale italiano, delle reazioni degli intellettuali non ebrei in Italia e all’estero, dell’emigrazione degli intellettuali e dei professionisti ebrei dall’Italia dopo il 1938. Sul tema ha pubblicato numerosi libri e articoli.