Il concetto di uso in Kant

Il concetto di uso in Kant

Nella collana di «Monografie» è apparso il volume n° 77:

Lorenzo Pizzichemi, L’uso di sé. Il concetto di ‘uso’ in Kant e la questione del fondamento della filosofia trascendentale, 2020, pp. lii-198. [isbn 978-88-15-29151-6]. € 24,00.
Introduzione – Canone e disciplina – Uso delle «categorie», uso delle «idee» – Significare come «esercizio spirituale» – Applicare una regola – Ἀφή, φαντασία, φαντάσμα: «tatto», «immaginazione» e «immagine» nel De anima di Aristotele – Dimensione«ritmica» e dimensione «schematica» dell’immaginazione – Uso dell’immaginazione: «arguzie», «atti mancati», «giri a vuoto», «fallimenti» e «trovate» – «Illuminismo» – «Bestimmung» – Uso di sé – Aggiunte.

«Kant ci ha dato i risultati. Le premesse mancano ancora» — è così, con febbrile trepidazione, che un giovane Schelling dettava lapidariamente a Hegel lagenda della filosofia a venire: la ricerca del «fondamento» della filosofia trascendentale. Una questione che, a dispetto del suo nome roboante, riguarda gli aspetti più familiari della nostra vita conoscitiva: da dove provengono quelle strutture «pure e a priori» che rendono possibile la nostra esperienza? Da quale «fatto» ne risulta il «possesso»? Ratificato dallo stesso Kant con la sua Deduzione il ‘miracolo’ della legittimità dellapplicazione delle «categorie» alle «apparenze» sensibili, ecco affollarsi attorno al ‘mistero glorioso’ della loro scaturigine tutto uno stuolo di accorati amicidella filosofia kantiana, sui quali già Kant, citando un noto proverbio napoletano, ebbe a scrivere: «Dagli amici mi guardi Iddio, che dai nemici mi guardo io».

A esiti sorprendenti e per nulla scontati conduce allora rileggere lintera opera di Kant attraverso il caleidoscopio di quellattività trasformativa sensibile di cui è intessuto ogni nostro gesto quotidiano: «uso» (Gebrauch). Un termine impiegato inaspettatamente in senso tecnico, che conta innumerevoli occorrenze nei testi del periodo delle Critiche, ma che non viene mai esplicitamente messo a tema da Kant, creando difficoltà e imbarazzi al traduttore come allinterprete.
Posto a fondamento della conoscenza «pura e a priori», l’«uso» è abile di dissolverne il ‘miracolo’ svelandone la radice recondita, e di scioglierne il ‘mistero glorioso’ in una serie di processi di produzione di canone, di strategie di omissione, di procedimenti disciplinari e di atti mancati certo terragni, ma dagli esiti inevitabilmente sovrasensibili. Frequentando il lato in ombra della «rivoluzione copernicana» di Kant, la faccia irregolare e accidentata che mai si dà a vedere, se ne possono scorgere le ‘macchie’ anche nei suoi raggi più luminosi: i prodotti più genuini e raffinati della speculazione umana, quelli che meno sembrano sorgere dallesperienza rendendola talvolta addirittura possibile scaturiscono di fatto da complicate tecniche di omissione, concentrazione e controllo; dagli esiti incerti e a volte fallimentari di determinate «tecniche di sé».
Lorenzo Pizzichemi (Roma, 1989) è dottore di ricerca in filosofia. È stato borsista presso lIstituto italiano per gli studi storici di Napoli per il biennio 2017-19. Tra i suoi studi, Carl Immanuel Diez e gli inizi dellidealismo tedesco (Lecce, Brescia 2013).